Azienda Agristuristica Sangiovanni

“Montanari”  è il soprannome della famiglia Sangiovanni, generazioni di frantoiani delle colline caiatine. Antonio, sguardo fiero e anima da condottiero, è  un pioniere delle attività agrituristiche. Dopo aver lavoranto in Toscana, negli anni ‘80 torna alle sue terre per realizzare un agricampeggio, il primo a credere che l’agricoltura potesse diventare una risorsa turistica.

La Masserie

Tre generazioni vivono nel cuore e nella passione di Sara Carusone, sorriso lucente come il suo amato Rosato. “Era destino che mi scoppiasse questa passione... Mi sono innamorata della storia del Pallagrello all’improvviso mentre discutevo la tesi di laurea in Storia e Letteratura esponendo la storia vitivinicola di Terra di Lavoro. Dopo la tesi ho sentito forte il desiderio di sporcarmi le mani e mettermi in gioco. Tra queste vigne ho trovato il mio posto nel mondo e quando ne parlo mi commuovo. La Masserie - che va bene pronunciata in francese e in napoletano - è uno spaccato di autentica Campania Felix. E Sara trasmette gioia, felicità e pienezza come i suoi vini in perfetta sintonia con le etichette disegnate dall’artista Bruno Donzelli. “Il Veritas, rosato di Casavecchia elegante e dolce, esile e silenzioso è quello che sento più mio. Mi emoziona la sua gradevole complessità sempre in evoluzione. Amo Pallagrello e Casavecchia come il mio

La Colombaia

Alle porte di Capua brulica La Colombaia, azienda agricola biodinamica dalle due anime. Unite da un cordone ombelicale, una se ne sta tra valli e colline, indaffarata nell’allevamento sostenibile di suini neri e bovini di razza marchigiana, a vegliare sulle mucche ci pensa Barone, il giovane toro, l’altra, di 100 ettari, sonnecchia in pianura, impegnata nella produzione di cereali e ortive invernali esportati in tutto il mondo: lattughe, cavoli, finocchi, spinaci, mais, bietole, fragole, zucche. “Siamo nati 30 anni fa”, dice Francesco, “per ispirazione di tre fratelli, Enrico, mia madre Orsola e Pasquale”. Due anime ma un unico organismo. “Il nostro obiettivo non è tanto l’allevamento inteso come fonte di carni ma il letame prodotto da animali che mangiano solo prodotti di nostra produzione, lontani anni luce da fitofarmaci e pesticidi".

La Querciolaia

“Le nostre galline vivono in libertà seguendo i ritmi della natura svegliandosi col sole e andando a dormire al tramonto”. Niente a che vedere i lager intensivi dove la vita di una gallina imbottita di ormoni trascorre con la luce perennemente accesa nello spazio di una scatola di scarpe. Barbara e Pietro hanno una famiglia “allargata”: 3 figli e 150 galline. Gallina livornese, Fulva del Sannio, Cucula campana detta anche “Cicirinella” e qualche Auracana dalle uova celesti: tutte insieme appassionatamente, nel segno della libertà e del benessere. Razzolano radici, erbe, insetti e lombrichi e granaglie bio al 100% . Il risultato? Uova buonissime con valori qualitativi e nutrizionali di gran lunga migliori di quelle presenti in commercio. Uova eccellenti che raccontano una scelta di vita, valori umani, affetti, amore per la propria terra.

Masseria Giòsole

Sessanta ettari di verde luccicante dalle mille sfumature. Un angolo d’Inghilterra nella campagna capuana. Sembrerebbe la dimora dei Windsor e invece nella masseria si muovono trattori e operai. “Joe Sole”, racconta Nicola, "è un’azienda multifunzionale da 30 anni. Alterniamo coltivazioni agricole, trasformazioni delle materie prime, attività agrituristica, produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici. Il più grande da 1000 KW è costruito su serre agricole dove si coltivano nettarine e rende l’azienda autonoma dal punto di vista energetico”.

Masseria del Sesto

La Masseria Del Sesto è l’anello di congiunzione in verticale tra nonni e nipoti e orizzontale nel senso di rete con altre realtà del territorio. Biodiversità e sostenibilità sono i principi cardine che ispirano il lavoro di Anna e Crescenzo, quotidianamente testimoni di valori del passato ancora più importanti in una contemporaneità rivolta all’iperproduzione. “In un mercato appiattito e omologato l’autenticità è un valore sempre più riconosciuto dalle persone consapevoli”. Legumi come il Lupino gigante di Vairano e il Cece di Teano (entrambi presidi Slow Food), grani antichi, zafferano, mais tradizionali autoctoni e pomodoro antico di Pietravairano sono i prodotti della Masseria.

La Sbecciatrice

Mimmo Barbiero, poeta della terra, appassionato viaggiatore si racconta con l’hashtag #resistenzacontadina. Contadino colto, antropologo, parla indifferentemente italiano e dialetto, esprime idee rivoluzionarie come l’energia rossa del Pomodoro riccio, antica cultivar ottocentesca. Insieme al fratello Lino, naturalista, e alla compagna Jurate, ingegnere del design, è anema e core della Sbecciatrice, realtà agricola che sintetizza antichi insegnamenti familiari e tecniche attuali per fortificare la biodiversità vegetale dell’Alto Casertano. Oltre al Pomodoro riccio trasforma prodotti preziosi come il Fagiolo lenzariello (coltivato in piccoli appezzamenti di terreno chiamati “lenze”), il Fagiolo curniciello o munaciello e il Cece delle colline caiatine. Conserve, creme e confetture sono l’essenza di una scelta di vita nobile, faticosa, coerente con Madre Natura.

Azienda agricola Antonietta Melillo

Benvenuti ad Alife, città fortificata da imponenti mura romane che abbracciano la città per circa 2 km. Qui la vita è semplice e preziosa come le cipolle di Antonietta Melillo, piccola grande donna, forte di spirito e brillante di genio. Tutto inizia quando zia Mariannina, ottantatré primavere di gentilezza, le regala i semi di una varietà di cipolla ormai quasi scomparsa. Quella cipolla che i gladiatori romani si sfregava- no sul corpo per tonificare i muscoli e che i Longobardi sembra utilizzassero nei baratti. Antonietta è la signora delle cipolle alifane; grazie a lei oggi esiste il Presidio Slow Food dedicato alla cipolla di Alife dal sapore dolce e sapido, delicato e gradevole: nel suo laboratorio le trasforma in agrodolce o in quella crema che va a nobilitare la Memento, una delle pizze più preziose del menù di Pepe in Grani.

Tenuta Coscia - L'Ape e il Girasole

A Squille, Giuseppe Coscia è il profeta del suino nero casertano, maiale antichissimo già conosciuto in epoca romana. L’azienda agricola di famiglia produce eccellenti salumi e insaccati da cinque generazioni, proprio come lo Zi Pascale ritratto in una foto degli anni ‘50 insieme a Pachiacchione, simbolo di questo suino. Dal Suino di Razza Casertana si ottengono prosciutto, capocollo, guanciale, pancetta, lonza, salame e tre salsicce speciali: ‘a sasiccia, a’pezzente e c’a vufara. Passione, competenza, amore per la propria terra e le tradizioni familiari sono la forza di Giuseppe, deus ex machina dell’azienda.

Canestrini Wine

Nell'eremo che dà sui fitti boschi sopra Castel Campagnano, tra ulivi e ombrose querce, mamma Adele affida all’olio bollente i fiori della robinia. Il pasto alle erbe è servito sul tavolo di legno, con vista su selvaggi panorami: frittelle di salvia, pasta e ceci con bietole e acciuga salata, involtini di verza in foglie di cavolo rosso, polpette di broccoli selvatici, cipolle imbottite. Si mangia sopra l’orto dove crescono erbe aromatiche, piselli, fave, cipolle, insalata, carciofi, cicoria selvatica, all’ombra della vecchia casa col pavimento e il forno originali. “Quando arrivai qui vent’anni fa in cerca di un luogo dell’anima, era un rudere con gli alberi dentro”. Le consigliarono di trasformarla in una casa hollywoodiana e invece è diventata il regno del silenzio. C’è anche la cantina costruita per motivi misteriosi da papà Carmine, tifosissimo degli All Blacks.

Birrificio del Sannio

Sergio di cognome fa Amore e la moglie Michela pure. Nessuna attività vanta nel genoma una più romantica appendice. Sergio lavorava da informatico a Roma poi un giorno decise di tornare. Al paese, Frasso Telesino, l’aspettava l’oleificio di nonno Salvatore. Era dismesso da 25 anni, con la ciminiera a far da sentinella. “Volevo creare qualcosa di mio”. La trasformazione è durata un annetto. Poi, nel 2016, è nato il Birrificio del Sannio.

I Cacciagalli

Negli anni ’60 alla masseria I Cacciagalli, non lontano dagli umori del vulcano Roccamonfina, nonno Florestano espiantò  i vitigni autoctoni per mettere a dimora vigneti di tipo internazionale. Scelta di convenienza: il core business a quel tempo era la vendita dell’uva. Quando vent’anni fa la nipote Diana, agronoma, riprese l’azienda di famiglia, decise di tornare alle origini. Espiantò i vitigni del nonno per premiare il terroir. “Volevamo ricominciare dalle vigne che identificano la nostra terra. I bianchi Fiano e Falanghina, i rossi Aglianico, Piedirosso e Pallagrello Nero”.

Le Campestre

Benvenuti nel paradiso del Conciato Romano dove la famiglia Lombardi fa le veci di San Pietro. Il Conciato è un formaggio estremo, con i suoi 2500 anni è uno dei più antichi del mondo; un pecorino a latte crudo caratterizzato dalla conciatura in anfore di terracotta con peperoncino, timo serpillo (nepitella) essiccato, olio EVO di caiazzane e leccino, e vino Casavecchia. L’affinamento in anfora va da sei mesi a due anni. Come dice Manuel, ha un carattere prepotente, burbero, presuntuoso e tiene a’ capa tosta (la testa dura), ma nasconde una dolcezza inaspettata. È profondo. È conservatore e non accetta rivisitazioni. Al contatto col palato scatena sensazioni forti, apre tutti i sentori gustativi e regala una ricchezza di aromi veramente rara. Grattugiato sulla Mastunicola di Franco Pepe appena uscita dal forno esplode con un effetto quasi balsamico. 

Terre dell'Angelo

L’anima del Matese, la passione per la propria terra, mettere a frutto idee e competenze con una vision contemporanea con lo scopo di rendere economicamente sostenibile l’attività agricola. È questo il progetto che Giandomenico D’Ambrosio, Domenico D’Orsi e Matteo Cinquedita hanno chiamato Terre dell’Angelo. Primo passo è stato il recupero dell’ulivo, simbolo di una cultura agraria antichissima e poi la riscoperta di vitigni autoctoni come Pallagrello e Casavecchia. Sovescio fatto con metodo scientifico, cura maniacale nella raccolta, lavorazione rigorosa e vinificazione in anfore per garantire un’ottima ossigenazione evitando di contaminare il vino con i tannini del legno: sono questi i punti salienti di un lavoro che si concretizza in vini fortemente identitari. Il radicamento col territorio si esprime con etichette i cui colori sono quelli degli affreschi della grotta di San Michele d’Alife, santuario rupestre dedicato al culto micaelico. Forme essenziali e…

Alois

La famiglia Alois storicamente legata alla produzione tessile di gran pregio a San Leucio, dal 1992, grazie a Michele, diventa un punto di riferimento nella produzione vinicola dedicandosi alla riscoperta di antichi vitigni autoctoni nei pressi di una casa rurale borbonica ottocentesca. Splendida location con tre vigneti nell’armonica cornice paesaggistica di Pontelatone: Audelino, Cesone e Morrone-Casalicchio. La mission di Alois è ben raccontata da Massimo che vede nelle microzone l’e- saltazione delle diversità che caratterizzano questo territorio dall’anima sia calcarea che vulcanica: “Il nostro progetto è incentrato nello studio genotipo-ambiente in relazione ai diversi tipi di suolo per ottimizzare la produzione di Casavecchia e Pallagrello”. Massima sintesi della filosofia aziendale sono i tre cru Morrone (Pallagrello Bianco) fresco e dalla bassa acidità e il Murella (Pallagrello Nero) provenienti dalla vigna di Casalicchio; e poi il Trebulanum Riserva…

Davide Campagnano

Siamo a due passi dalla confluenza tra Calore e Volturno, luogo di energie virtuose, come il carattere e la storia di Davide Campagnano. “Preservare, conoscere, valorizzare le radici di una famiglia contadina sono le passioni che mi ha trasmesso nonna Filomena”. Dopo la laurea in Scienze Agrarie Davide si dedica ai terreni familiari concentrandosi nella produzione di vino. Qui si producono Pallagrello Bianco e Nero, Barbera del Sannio, un po’ di Fiano e il buonissimo Pizzutiello “che noi chiamiamo Nativo perché ancora non esiste come specie catalogata”. La produzione è più che bio perché la filosofia aziendale è quella di generare gli induttori di resistenza che stimolano naturalmente la difesa della pianta. Vinificazione in acciaio e fermentazione con lieviti indigeni per salvaguardare l’identità di un vino che nel calice deve esprimere il territorio. Vendita diretta in azienda, degustazioni nei vigneti o in cantina direttamente dalla botte. Da non perdere la…

Tenuta Tralice

Le colline che si accavallano come onde tra Caiazzo a Alvignano sono un trionfo di biodiversità dove la presenza di vigneti si alterna a zone di macchia e seminativi. In località Spinosa, in un terreno pietroso ed argilloso, i fratelli Raffaele e Bonaventura Tralice vedono il luogo adatto per una produzione vinicola di qualità: “non è stato facile trasformare la natura ostile di questo terreno in vigne gentili”, sottolinea Raffaele. Due ettari destinati alla produzione di Pallagrello Nero e Rosato, mentre nella zona di Castel Campagnano vengono coltivati vitigni di Pallagrello Bianco. La filosofia aziendale punta a una produzione che predilige la lavorazione in vigna riducendo al massimo gli interventi in cantina. Tutto inizia dal vigneto allevato a guyot, diserbo meccanico delle infestanti, ossigenazione del terreno e concimazione con prodotti rispettosi della natura. Un microclima molto particolare caratterizzato da accentuate escursioni termiche garantisce le…

Frantoio Oleario Barbiero 1903

Nelle vene di Paolo Mastroianni, classe 2001, forse il primo frantoiano della generazione Z, oltre al sangue scorre olio EVO. Nel suo DNA ci sono ben 5 generazioni dedite alla raccolta e alla frangitura delle olive. È il futuro di queste colline. Qui si lavora con tre sistemi di frangitura: macine in pietra, martelli e dischi in linea continua. “A tre anni già mi coinvolgeva l’atmosfera del frantoio, ricordo perfettamente profumi e sensazioni. Papà Tommaso mi ha trasmesso la passione, aiutandomi a capire l’olio di qualità e a relazionarmi con i conferitori di olive, personaggi che richiedono grande sensibilità e attenzione”. Oliva Caiazzana e Corniola non hanno segreti per Paolo e il suo olio EVO racconta il carattere di queste colline. Ma non finisce qui. Paolo sa fare anche il vino: Pallagrello Bianco, Nero e Casavecchia.

Oro di Caiazzo

Tradizione e qualità. Le olive vengono raccolte a mano leggermente in anticipo rispetto al tempo di maturazione e la frangitura avviene con la tradizionale “molazza” in pietra. Il risultato è l’Oro di Caiazzo, un EVO di alta qualità. Negli anni ’40 il frantoiano era Costantino Cervo che aveva impiantato un frantoio a trazione animale. Negli anni ’50 irrompe la tecnologia passando alla meccanizzazione e grazie alla famiglia Mondrone il percorso prosegue nel segno della tradizione: frangitura entro le 24 ore dalla raccolta con macine in pietra. In azienda si vende anche pasta artigianale prodotta con farina di grano Senatore cappelli.

Caseificio Il Casolare

Mimmo La Vecchia, casaro di lungo corso è l’anima di questo luogo magico dove il profumo di latte è avvolgente. La fusione tra acqua calda e cagliata trasforma la massa filante tirata, sollevata, rivoltata fino a quando si compatta in un corpo unico ed elastico per essere poi “mozzata” e trasformata in forme tondeggianti o trecce. È un rito antico dove uomini e donne danno vita a una candida danza immersa nei vapori. 

La Baronia

Tempio dei formaggi a pasta filata e non solo, La Baronia è un punto di riferimento storico sul territorio. I Cutillo nascono come allevatori negli anni ’50 e dal 1986 aprono il caseifico. La quantità non preclude una qualità importante perché la lavorazione rimane artigianale: la cagliatura avviene col siero innesto (funziona un po’ come il lievito madre per la panificazione) che è un residuo della lavorazione del giorno precedente; la mozzatura avviene rigorosamente a mano. Oltre alla mozzarella, il latte di bufala viene trasformato in ricotta, burrata e stracciatella. Lo shop aziendale è la narrazione fedele del territorio: vino, birra, pasta, pane, biscotti, friselle, sottoli e formaggi prodotti in collaborazione con altri caseifici.

La Teresina

Quando Dio ha creato il mondo aveva deciso che Angelo Santabarbara avrebbe fatto il casaro. “Zio Costantino ha insegnato a fare la ricotta ai miei genitori che mi hanno trasmesso i saperi della tradizione”. La tecnologia è importante ma nell’arte di trasformare latte in formaggio nulla è più imprescindibile della sensibilità del casaro. E Angelo qui fa opere d’arte: produce mozzarella con latte di mucche frisone allevate in azienda; e poi ricotta, primo sale, caciocavallo, scamorza e lo straordinario Lingotto spalmabile a pasta morbida. “È un lavoro che impone sacrifici ma regala la felicità di poter costruire il mio futuro nella mia terra. Con un fior di latte racconto il mio territorio, la mia famiglia, il mio mondo”. E mamma Teresina si gode un figlio di grande talento ispirato da una sostenibilità a tutto tondo, partendo dal benessere delle sue frisone.

Karma

Mario Cipriano è il mastro birraio a cui si deve una produzione di assoluta eccellenza fortemente legata al territorio. Per la produzione privilegia materie prime locali ed è promotore di un ecosistema tra produttori della zona. Tra le etichette, brillanti e solari, spiccano Marylin, chiara ad alta fermentazione dalle note erbacee, agrumate e floreali; Limonale, speziata con coriandolo e agrumi di Sorrento; e la straordinaria Centesimale, birra per eccellenza di questa Campania Felix fatta con mosto cotto di Pallagrello e mela annurca.

Terrae Tiferni

In attesa che Alice, un anno e un mese, vada ai posti di comando, Cesare e Monica portano avanti l’azienda vitivinicola nata 7 anni fa ai confini della vigna di tre ettari. Ha preso il posto della masseria di Antonio Melillo, bisnonno di Cesare. Sul pavimento della corte, dove un tempo c’erano le mucche e il fienile, è incastonata la pietra di fondazione con l’anno e le iniziali, M.A. 1934. Sono partiti da zero i due sposini. Ci hanno messo la faccia e il sudore. Non siamo lontani da Monticelli, dove nasceva il dolce Pallagrello che inebriava re Ferdinando IV di Borbone. Ne scorreva a fiumi durante le feste di corte.

Masseria Piccirillo

La strada che da Caiazzo vola verso Castel Campagnano è un viaggio nella bellezza. È lì che si trova l’azienda agricola della famiglia Piccirillo. Qui, oltre ai leggendari pranzi domenicali con prodotti a centimetro 0, si beve molto bene. Carmine, appassionato viticoltore e vinificatore di Pallagrello e Casavecchia insieme alla moglie Claudia fa gli onori di casa; sono i genitori di Giovanni, è lui che ha trasformato la cantina Beati Colli in un luogo di sapiente creatività: laureato in enologia ad Avellino e specializzato presso l’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin a Bordeaux. La sua tesi di laurea incentrata “sull’attitudine dell’uva Pallagrello bianco a divenire un vino spumante” sarà il concepimento della sua opera d’arte: il Prima Gioia, primo spumante brut di Pallagrello bianco in purezza, ottenuto con metodo classico affinato per 26 mesi. Era il 2017, consolidamento di una storia familiare e inizio di un percorso di talento.